Campi elettromagnetici: quali rischi per la saldatura?

Campi elettromagnetici: che cosa sono?

L’art. 207 del D.lgs. 81/2008 intende, per campi elettromagnetici “campi elettrici statici, campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo con frequenze sino a 300 GHz”.

Il campo elettrico è generato dalla presenza di una o più cariche elettriche e la sua intensità sarà tanto maggiore quanto più alta sarà la tensione. Il campo magnetico, invece, è generato dalla circolazione di una corrente elettrica: maggiore è la corrente e maggiore è l’intensità del campo magnetico stesso.

Detto in altre parole, un campo elettrico si genera ogni qualvolta siano presenti delle cariche elettriche, un campo magnetico si crea quando le stesse cariche elettriche sono in movimento. La combinazione tra campo elettrico e campo magnetico costituisce il campo elettromagnetico.

Nei paesi sviluppati la presenza dei campi elettromagnetici (di seguito indicati con la sigla CEM) è largamente diffusa in quanto sono generati tutte le volte che viene utilizzata l’energia elettrica.

Quali effetti negativi ?

L’esposizione a CEM può provocare diversi tipi di effetti negativi che dipendono dalla frequenza e dall’intensità del campo. Alcuni CEM possono provocare un riscaldamento, mentre altri causano la stimolazione di organi sensoriali, muscoli e nervi. La direttiva 2013/35/UE, recepita in Italia con il D.lgs. 159/2016, definisce due tipologie di effetti negativi:

  • effetti biofisici diretti: si tratta degli effetti provocati direttamente sul corpo umano a causa della sua presenza all’interno di un CEM. Gli effetti biofisici diretti possono essere a loro volta suddivisi in:
    • effetti termici: come il riscaldamento dei tessuti a causa dell’assorbimento di energia dai CEM;
    • effetti non termici: come la stimolazione di nervi, muscoli e organi sensoriali;
    • correnti negli arti;
  • effetti biofisici indiretti: si tratta degli effetti provocati dalla presenza di un oggetto in un CEM che possono generare pericoli per la salute e sicurezza, ad esempio: interferenze con dispositivi medici impiantati attivi (come i pacemakers), interferenze con dispositivi medici passivi (come protesi articolari, chiodi o piastre di metallo), effetti su schegge di metallo, tatuaggi e pearcing, ecc.

Diverse attività svolte negli ambienti di lavoro al giorno d’oggi generano CEM, basti pensare all’enorme diffusione di macchine e attrezzature elettriche e di dispositivi di comunicazione. Tuttavia, nella maggioranza degli ambienti di lavoro l’esposizione a CEM è bassa e non comporta rischi per i lavoratori. In alcuni casi, però, può rappresentare un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

La già citata direttiva 2013/35/UE ha l’obiettivo di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori in relazione all’esposizione a CEM, anche attraverso la definizione di valori limite di esposizione e valori di azione. Tuttavia, i limiti stabiliti da tale direttiva non tutelano a sufficienza i lavoratori particolarmente sensibili, quali portatori di dispositivi medici impiantabili attivi e passivi e lavoratrici in gravidanza. Al fine di tutelare anche i lavoratori particolarmente sensibili, quindi, risulta necessario che, nell’ambiente di lavoro, siano rispettati i livelli stabiliti dalla raccomandazione 1999/519/CE, i quali sono più stringenti rispetto ai valori specificati dalla direttiva 2013/35/UE.

Saldatura: quali sono le corrette modalità di lavoro?

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Una delle attività più comuni che può comportare un’esposizione dei lavoratori superiore ai valori limite di esposizione è la saldatura. Tale attività, infatti, sfrutta valori di corrente molto elevati e, di conseguenza, l’intensità del CEM generato sarà molto elevata. Non solo, ma durante la saldatura manuale l’operatore si trova molto vicino alla sorgente del campo elettromagnetico in quanto il cavo della saldatrice può trovarsi a contatto con il corpo e con la testa del lavoratore. Di conseguenza, gli elevati valori di corrente utilizzati, uniti alla vicinanza tra il cavo e il corpo dell’operatore, rendono l’esposizione a CEM particolarmente elevata.

Per ridurre l’esposizione degli addetti alla saldatura può essere sufficiente apportare delle semplici variazioni alle proprie procedure di lavoro, come sottolineato dalla “Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva 2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici”.

Per la saldatura ad arco, sostenere il cavo della saldatrice sulla spalla o appenderlo intorno al collo rappresenta una procedura di lavoro sbagliata, in quanto il lavoratore avvicina eccessivamente il campo elettromagnetico al cervello e al midollo spinale. Secondo la Guida, una corretta procedura di lavoro deve indicare di tenere il cavo lontano dal corpo, in quanto l’esposizione decade rapidamente con l’aumentare della distanza dalla sorgente.

Inoltre, nel caso in cui la corrente di alimentazione e la corrente di ritorno della saldatrice scorrano in due cavi conduttori distinti, per ridurre l’intensità del campo elettromagnetico generato, questi andrebbero collocati in stretta prossimità. In questo modo, infatti, i flussi di corrente di segno opposto cancellano o, laddove non fosse possibile, riducono al minimo l’intensità del campo elettromagnetico.

Nel caso di utilizzo di una saldatrice a punti, invece, è bene tener presente che il campo elettromagnetico generato è più forte ai lati della saldatrice rispetto alla zona frontale. Pertanto, per ridurre l’esposizione del lavoratore, è estremamente importante che l’operatore si collochi frontalmente e non lateralmente rispetto alla saldatrice a punti.

[a cura di: Ing. Davide Marcheselli – Syrios Srl]

Campi elettromagnetici: misura strumentale e valutazione


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