Qual’è il budget adeguato che una azienda deve destinare a salute e sicurezza sul lavoro (in senso lato)?
Forse è una domanda che (purtroppo) non ci si pone molto spesso.
Forse talvolta (vogliamo essere ottimisti) si naviga “a vista”, se non addirittura cercando di ridurre al minimo possibile un budget percepito esclusivamente come un costo.
La risposta può quindi non essere banale.
La risposta però potrebbe fare la differenza.
Per rispondere a questa domanda è opportuno sviscerare il quesito e prima porsi altre domande:
- che cosa voglio tutelare?
quindi:
- quale obiettivo deve avere la spesa in salute e sicurezza?
Una volta chiariti questi aspetti si presentano però ulteriori quesiti:
- in che modo è opportuno farlo?
- spendendo come (prima ancora di avere compreso quanto) le risorse destinate?
Salute e sicurezza: soldi buttati?
Il primo aspetto che importante chiarire è: qual’è il fine ultimo di un budget dedicato a salute e sicurezza?
Per mettere bene a fuoco il fine ultimo, dobbiamo avere ben chiaro che cosa è destinatario delle iniziative e quindi delle risorse impiegate. Riporto solo le principali “categorie”:
il capitale umano
Sono le persone, prima di tutto. I nostri soci, i nostri collaboratori.
Noi stessi.
Ma lavorare in termini di sicurezza non significa tutelare solo le persone. Ma anche altri aspetti:
le risorse strutturali
Sono gli edifici e tutto quanto ad essi è connesso;
le attrezzature,
Sono le macchine, le linee di produzione, la strumentazione, i mezzi e le attrezzature di ogni genere ecc.
Quindi nel chiederci quanto destinare, potremmo (o dovremmo!) chiederci:
quanto vale ciò che vogliamo proteggere?
Lascio a voi la risposta.
Su che cosa “spendere”?!?
E qui vorrei immediatamente fugare ogni dubbio in merito e chiarire un concetto fondamentale. Per farlo uso un aneddoto.
Un giorno una azienda mi contatta per valutare una proposta di consulenza in ambito salute e sicurezza sul lavoro. Prendo un appuntamento e mi incontro in azienda con la referente incaricata per questo genere di attività.
Chiedo quindi quale sia la loro esigenza e la mia interlocutrice nel cercare di illustrarmi le necessità dell’azienda mi dice:
“Abbiamo già un consulente che ci tiene aggiornato il fascicolo della sicurezza, vorremmo valutare una proposta alternativa“.
Il “fascicolo della sicurezza”. Ora, non è il gergo improprio e chiaramente giustificabile per chi non è addetto ai lavori che mi colpisce, bensì l’oggetto della richiesta:
“tenere aggiornato il fascicolo della sicurezza”.
Voglio essere chiaro: lo scopo delle attività, delle risorse, quindi di un budget destinato a salute e sicurezza sul lavoro,
non è quello di tenere aggiornato un fascicolo!!!
Attenzione: non sto dicendo che la parte documentale non sia importante, anzi, è fondamentale per dare evidenza del lavoro svolto. Ma non è quello l’obiettivo.
Un documento di valutazione dei rischi (il termine corretto per definire il “fascicolo”) è fondamentale quale evidenza di un percorso di analisi e valutazione, peraltro assolutamente richiesto dal DLgs 81/2008, che però deve avere come obiettivo quello di definire e mettere in atto specifiche misure di prevenzione e protezione.
Ma che cosa sono queste benedette “misure di prevenzione e protezione“?!?
Vedremo di chiarirlo nel seguito.
“L’importante è la salute”
Vediamo cioè se riusciamo a rispondere alla domanda: “in che modo spendere“?
Beh, la domanda è un po’ più articolata.
In realtà non è possibile, evidentemente, una risposta precisa e di carattere generale: ogni situazione porta con sé inevitabili peculiarità. Questa osservazione ci consente tuttavia di arrivare alla prima risposta. La prima spesa serve proprio a mettere a fuoco la situazione e in gergo tecnico si chiama valutazione dei rischi.
Non mi dilungo perchè ho già chiarito il concetto: non è un “fascicolo”, bensì un processo, che sì deve essere documentato, ma il cui fine è quello di definire le
misure di adeguamento o miglioramento necessarie.
Che cosa sono? Sono sostanzialmente la “lista della spesa”. E’ proprio lì che sono definite le attività necessarie e deve essere anche previsto (ai sensi del DLgs 81/2008) uno specifico programma (con nome e cognome e date di pianificazione) per arrivare all’obiettivo. E’ quindi in quel programma che sostanzialmente prende forma la prima parte del budget; che poi eventualmente spetta a me, datore di lavoro, eventualmente con l’aiuto di un RSPP o di qualche consulente, spingerlo oltre in modo da ridurre adeguatamente il rischio ossia la probabilità di incorrere in qualche conseguenza spiacevole.
Sono specifiche e devono essere definite caso per caso: in generale però alcune categorie si possono facilmente individuare, nell’ambito delle quali può essere utile intervenire. Sono solo macroaree ognuna delle quali può richiedere approfondimenti e interventi particolari, per cui nel seguito sono riportate solo a fini esemplificativi:
- strutture e impianti: un impianto non conforme può produrre più facilmente un cortocircuito o determinare un infortunio perchè (ad esempio) non è presente un differenziale o l’impianto di messa a terra non è efficace;
- formazione, informazione: sapere quali sono i rischi nelle attività di ogni giorno può fare la differenza. Nessuno sarebbe mai entrato in una cisterna sapendo che non c’era ossigeno o c’erano gas tossici. Nessuno avrebbe avvicinato una benna ad un cavo elettrico sapendo che cos’è l’arco elettrico e come ci si deve comportare. E via dicendo.
- addestramento: sapere come si svolge correttamente una operazione, come si utilizza un DPI, come si comporta una macchina, come si usa un apparecchio di sollevamento, ecc. a volte può fare la differenza anche tra la vita e la morte e purtroppo è la storia ad insegnarlo;
- macchine e attrezzature: la fretta, la routine, la stanchezza sono i nemici numero uno; anche per chi dentro di sè è convinto di essere invincibile perchè “sono 30 anni che faccio questo lavoro!”; e ancora, purtroppo, la storia ce lo insegna;
- prevenzione incendi; basta aprire un browser ed effettuare una breve ricerca, se non fare caso agli articoli di giornale, per comprendere come il triangolo del fuoco non sia una evenienza così improbabile e come milioni di euro possano finire in fumo nel giro di pochi minuti;
- sorveglianza sanitaria: viviamo gran parte della nostra vita lavorando; passiamo ore ogni giorno esposti a determinate condizioni ergonomiche, di esposizione a rumore, vibrazioni, campi elettromagnetici, piuttosto che agenti chimici che respiriamo (anche solo polveri), ecc. Non siamo noi a ripetere spesso: “l’importante è la salute”…?!?
Si, proprio così: l’importante è la salute. Ma a volte serve lavorarci.
Ripeto: sono solo alcuni esempi.
Ognuno di questi aspetti porta con sè due tipi di “necessità” che prescindono (in modo molto cinico, se vogliamo) qualunque considerazione di carattere etico (che dovrebbe essere comunque alla base delle nostre scelre):
- quella di rispondere alla legge, evitando all’azienda sanzioni quando non condanne penali (personali) o sanzioni in termini di quote societarie, sanzioni interdittive, sospensive ecc. dirette alla persona giuridica (es DLgs 231/2001);
- quella (talvolta meno visibile e immediata) di tutelare i propri beni e risorse, evitando di compromettere il proprio business con sequestri di macchine e apparecchiature, incendi, indisponibilità di personale con esperienza, danni materiali, perdite di tempo con organi di controllo e avvocati, ecc.
Quindi, quale budget?!?
Immagina di dover prendere un aereo: un volo intercontinentale. Quale approccio al “budget sulla sicurezza” ti farebbe piacere da parte della compagnia aerea?
L’esempio non è casuale perchè in aeronautica i budget sulla sicurezza sono sempre importanti. E l’aeronautica insegna sotto il profilo del metodo e della sistematicità di verifiche e controlli.
Certamente anche in aeronautica, come in azienda, non sono i soldi spesi in sicurezza a produrre fatturato. Ma certamente possono essere quelli non spesi a compromettere una parte importante del business (senza considerare l’aspetto penale).
Ovvio che lo scopo di questo breve approfondimento non era quello di definire l’entità di un budget personalizzato per la tua azienda, evidentemente e strettamente correlato alla natura della tua attività e ai rischi presenti, bensì quello di cercare di mettere insieme alcuni degli elementi per arrivare a definirlo e a non sottovalutarlo.
E’ importante porsi il problema e quantomeno non lasciare che questi aspetti siano definiti secondo un criterio “random” o con una funzione di ricerca “dei minimi”.
Un passaggio chiave in questo senso è quello di comprendere che l’interesse in gioco è prima di tutto il tuo di imprenditore, di socio, di RSPP, di dirigente, di preposto, di lavoratore, quello della società come persona giuridica e, in termini di potenziali danni, è misurabile anche in euro. Ci sono rischi che possono avere copertura assicurativa (vedi la responsabilità penale). L’unica forma di “assicurazione” possibile è quella di avere adeguatamente “fatto i compiti”.
[a cura di: Dott. Matteo Melli – Syrios Srl]
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