Fit Test DPI

L’utilizzo dei DPI di protezione delle vie respiratorie (facciali filtranti, semimaschere, maschere pieno facciale) assume una particolare rilevanza per poter tutelare adeguatamente la salute e la sicurezza dei lavoratori in tutte quelle attività lavorative caratterizzate da una importante esposizione ad agenti chimici pericolosi per via inalatoria.

Per poter offrire una adeguata protezione, tali DPI (spesso indicati con l’acronimo APVR – Apparecchi di Protezione per le Vie Respiratorie) devono potersi adattare perfettamente al volto del lavoratore che li indossa, al fine di garantire una adeguata tenuta sul viso e impedire il passaggio degli agenti tossici o nocivi. Peggiore è la tenuta sul viso e minore è la protezione offerta da quel DPI.

Al fine di verificare la bontà della tenuta dell’APVR al volto del lavoratore, la norma UNI 11719:2018 prevede l’effettuazione del “fit test”: una prova in grado di stabilire se la tenuta dell’APVR al volto è corretta.

Fit Test: obbligo o facoltà?

Il fit test è un obbligo per tutte le aziende in cui vengono utilizzati gli apparecchi per la protezione delle vie respiratorie (generalmente indicati con l’acronimo APVR). Infatti, con la Legge 17 dicembre 2021, n.215 (di conversione del DL 146/2021), sono state apportate diverse modifiche al D.lgs. 81/2008.

Una delle modifiche riguarda l’art. 79 del D.lgs. 81/2008: è stato introdotto il comma 2-bis, il quale prevede che “fino all’adozione del decreto di cui al comma 2 (si tratta di un decreto, non ancora pubblicato, relativo ai criteri per l’individuazione e l’uso dei DPI – ndr) restano ferme le disposizioni di cui al decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale in data 2 maggio 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 1 giugno 2001, aggiornato con le edizioni delle norme più recenti”.

In sostanza, a seguito dell’introduzione del comma 2-bis, per l’uso e la manutenzione dei DPI il datore di lavoro ha l’obbligo di far riferimento alle norme tecniche UNI più recenti. Tra queste, troviamo la UNI 11719:2018 che disciplina i dispositivi APVR (Apparecchi per la Protezione delle Vie Respiratorie) e, tra le varie cose, impone l’obbligo di effettuazione dei fit test. Tale test può essere di due tipi:

  • fit test quantitativo (QNFT);
  • fit test qualitativo (QLFT).

Fit test quantitativo

Il fit test quantitativo (QNFT) permette di determinare il fit factor, che misura l’effettiva tenuta della maschera al volto del lavoratore. Per la determinazione del fit factor occorre utilizzare un apposito strumento in grado di rilevare e misurare le perdite attorno al volto.

In sostanza, l’APVR da sottoporre a test viene collegato ad un dispositivo di rilevazione mediante un tubo di plastica. Il dispositivo rileva le particelle di una certa dimensione all’interno della maschera. Il numero rilevato viene confrontato con quello determinato all’esterno (nell’aria dell’ambiente di prova) e, dal confronto tra questi numeri, viene calcolato il fit factor.

Il test quantitativo è idoneo per tutti i tipi di maschere (facciali filtranti, semimaschere e maschere pieno facciale).

Fit test qualitativo

Il fit test qualitativo (QLFT), invece, consiste in una semplice prova “passa/non passa”: il risultato è legato al rilevamento di un agente di prova non pericoloso (che, a seconda della sostanza utilizzata, può avere un sapore dolce o amaro) direttamente dal lavoratore. Per l’effettuazione di questo test il lavoratore, mentre indossa il DPI da testare, dovrà posizionare sul capo un cappuccio.

All’interno di tale cappuccio viene nebulizzato l’agente di prova e al lavoratore viene richiesto di effettuare sette esercizi (respirare normalmente, respirare profondamente, alzare e abbassare la testa, spostare la testa da destra a sinistra e viceversa, piegare la testa in avanti come in un inchino, leggere o parlare a voce alta, respirare di nuovo normalmente), ciascuno della durata di un minuto.

Durante l’effettuazione degli esercizi, nel caso in cui il lavoratore non dovesse percepire nulla significa che il DPI si adatta alla perfezione al viso del lavoratore, di conseguenza il test è da considerarsi positivo. Nel caso in cui, invece, il lavoratore dovesse percepire la sostanza, il DPI non è adatto al viso, pertanto il test è da considerarsi negativo.

A differenza del test quantitativo, che fornisce un valore oggettivo (fit factor), quello qualitativo è fortemente soggettivo, in quanto dipende fortemente dalla sensibilità olfattiva del lavoratore sottoposto a test.

Il test qualitativo può essere effettuato su facciali filtranti e semimaschere, ma viene vietato dalla norma tecnica per l’effettuazione di fit test sulle maschere a pieno facciale.

Rapporto di prova

In entrambi i casi, a prescindere dalla modalità scelta, dopo aver effettuato il fit test è necessario redigere uno specifico rapporto di prova, sul quale dovranno essere indicati:

  • nome e cognome del lavoratore;
  • dati tecnici del DPI sottoposto a test (produttore, marca e modello, tagli, ecc.);
  • condizioni di prova;
  • modalità di effettuazione del test;
  • risultato ottenuto.

Ogni quanto effettuare il fit test?

Il fit test può fornire risultati diversi a seconda di:

  • tipologia del DPI;
  • fornitore del DPI;
  • forma e dimensione del viso del lavoratore;
  • presenza di baffi e/o barba;
  • presenza di piercing;
  • presenza di occhiali;
  • ecc.

Da questo elenco si evince che il fit test è specifico per ogni singolo lavoratore, in relazione ad uno specifico DPI di protezione per le vie respiratorie. Di conseguenza, è fondamentale effettuare il fit test prima che un lavoratore abbia la necessità di utilizzare uno specifico DPI di protezione delle vie respiratore.

Il fit test dovrà essere ripetuto:

  • in caso di variazioni fisiche importanti nel lavoratore che possano inficiare sull’aderenza del DPI (ad es. variazioni di peso, effettuazione di importanti interventi odontoiatrici, ecc.);
  • in caso di variazioni nel tipo di DPI utilizzato (fornitore, marca, modello, taglia, ecc.).

Qualora non si verifichino i cambiamenti appena descritti, il fit test dovrà essere ripetuto con periodicità triennale.

Controllo di tenuta

Oltre al fit test, è importante che il lavoratore effettui, prima di ogni utilizzo del DPI di protezione per le vie respiratorie, un controllo della tenuta del DPI. Tale controllo può essere effettuato:

  • a pressione negativa: il lavoratore blocca il filtro con la mano e prova ad insipirare. Il controllo di tenuta è da considerarsi positivo qualora la maschera si dovesse schiacciare;
  • a pressione positiva: il lavoratore blocca il filtro con la mano e prova ad espirare. Il controllo di tenuta è da considerarsi positivo qualora l’aria non dovesse fuoriuscire dai bordi della maschera.

In tal senso è di vitale importanza informare e formare i lavoratori circa le corrette modalità di effettuazione dei controlli di tenuta.

[a cura di: Ing. Davide Marcheselli, Dott. Matteo Melli – Syrios Srl]

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