Valutazione dei rischi di esposizione a campi elettromagnetici
Come già abbiamo avuto modo di evidenziare con questo articolo, è stata pubblicata nel giugno 2013 la nuova Direttiva Europea 2013/35/UE sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da esposizione a campi elettromagnetici.
Il prossimo 01 luglio 2016 scade il termine per il recepimento della direttiva e dei nuovi limiti di esposizione, nonché delle relative le prescrizioni.
Attenzione: già oggi è un obbligo la valutazione di tutti i rischi, compresi quelli legati a esposizione a campi elettromagnetici, sebbene l’entrata in vigore del capo V del titolo VIII del DLgs 81/2008 (campi elettromagnetici) sia rinviata al 01 luglio 2016, data ora coincidente con il recepimento della suddetta direttiva.
Lo scorso mese di dicembre 2015, la Commissione Europea ha elaborato e pubblicato una specifica linea guida, della quale è presente una versione semplificata per le PMI (scaricabile al link sottostante).
LG UE Campi elettromagnetici 2015 – Guida PMI
Campi elettromagnetici: che cosa sono
I campi elettromagnetici possono essere generati da sorgenti presenti in molte attività lavorative, nell’ambito di processi di fabbricazione, la ricerca, le comunicazioni, le applicazioni mediche, la produzione, trasmissione e distribuzione di energia, la telediffusione, la navigazione marittima e aerea e la sicurezza. I campi elettromagnetici possono anche essere “incidentali”, come i campi generati in prossimità dei cavi di distribuzione dell’energia elettrica all’interno degli edifici, oppure dovuti all’impiego di apparecchiature e dispositivi elettrici.
La maggior parte delle sorgenti dei campi elettromagnetici presenti nelle case e negli ambienti di lavoro produce livelli di esposizione estremamente bassi, tali che la maggior parte delle attività lavorative comuni difficilmente causa esposizioni superiori ai livelli di azione (LA) o ai valori limite di esposizione (VLE) stabiliti dalla direttiva relativa ai campi elettromagnetici. Ma talvolta i limiti possono essere superati, e può essere quindi necessaria una verifica strumentale.
Esempi di sorgenti di campi elettromagnetici, in ambito lavorativo, sono i seguenti:
- linee di alimentazione elettrica a tensione elevata;
- sistemi di trasmissione radio;
- impianti di saldatura;
- riscaldatori industriali a microonde;
- apparecchi elettromedicali;
- magnetizzatori e smagnetizzatori;
- sistemi per la ricerca di difetti nei materiali;
- ecc.
Campi elettromagnetici: quali effetti
Come si legge nella guida, alcuni campi provocano la stimolazione degli organi sensoriali, dei nervi e dei muscoli, mentre altri causano un riscaldamento. Gli effetti causati dal riscaldamento sono denominati effetti termici nella direttiva relativa ai campi elettromagnetici, mentre tutti gli altri effetti sono definiti effetti non termici.
Gli effetti diretti sono i cambiamenti provocati in una persona dall’esposizione a un campo elettromagnetico. La direttiva relativa ai campi elettromagnetici prende in considerazione solo effetti ben noti che si basano su meccanismi conosciuti. Essa distingue fra effetti sensoriali ed effetti sulla salute, considerati più gravi. Gli effetti diretti possono essere i seguenti:
- vertigini e nausea provocati da campi magnetici statici (connessi normalmente al movimento, ma possibili anche da fermo)
- effetti su organi sensoriali, nervi e muscoli provocati da campi a bassa frequenza (inferiore a 100 kHz);
- riscaldamento di tutto il corpo o di parti del corpo causato da campi ad alta frequenza (pari o superiore a 10 MHz); con vari GHz il riscaldamento si limita sempre più alla superficie del corpo;
- effetti su nervi e muscoli e riscaldamento causato da frequenze intermedie (da 100 kHz a 10 MHz)
Effetti indiretti possono essere provocati dalla presenza nel campo elettromagnetico di oggetti che possono costituire la causa di un rischio per la sicurezza o la salute. Gli effetti indiretti possono essere:
- interferenze con attrezzature e altri dispositivi medici elettronici;
- interferenze con attrezzature o dispositivi medici impiantati attivi, ad esempio stimolatori cardiaci o defibrillatori;
- interferenze con dispositivi medici portati sul corpo, ad esempio pompe insuliniche;
- interferenze con dispositivi impiantati passivi, ad esempio protesi articolari, chiodi, fili o piastre di metallo;
- effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing e body art;
- rischio di proiettili a causa di oggetti ferromagnetici non fissi in un campo magnetico statico;
- innesco involontario di detonatori;
- innesco di incendi o esplosioni a causa di materiali infiammabili o esplosivi;
- scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto quando una persona tocca con un oggetto conduttore in un campo elettromagnetico e uno dei due non è collegato a terra.
Le aziende: che cosa fare
Il datore di lavoro deve sempre e comunque valutare i rischi di esposizione a campi elettromagnetici. Laddove necessario (es. in presenza di sorgenti definite non “giustificabili”), effettuare specifiche misurazioni.
Gli step fondamentali del processo di valutazione (in estrema sintesi – non esaustiva) sono i seguenti:
- identificazione delle possibili sorgenti di pericolo;
- identificazione degli eventuali soggetti a rischio;
- valutazione preliminare dei rischi contestuale ad una eventuale indagine strumentale;
- analisi dei risultati e valutazione definitiva del rischio;
- definizione di un piano delle misure di prevenzione e protezione.
Il nostro studio è a disposizione per una consulenza tecnica o per eventuali misurazioni con strumentazione di ultima generazione.
-> Valutazione dell’esposizione a campi elettromagnetici